martedì 22 settembre 2015

Libbri


  Io c'ho un amico che una volta (in vero più d'una) m'ha prestato un fumetto. Uno di quelli belli, tutto patinato e con una copertina rigida, tanto rigida e così rigida, che mi veniva l'imbarazzo a guardarlo negli occhi. Anche la storia era bella. Bella lunga, che me la leggevo di mattina quando mi svegliavo e facevo la colazione e poi ancora sul tavolo e sul divano e le ore passavano, che me lo ero portato pure al cesso tutte le volte che ci andavo (ed erano tante, perché io mangio molta verza). Quando ho finito di leggerlo, gliel'ho restituito e lui - con molto garbo, debbo ammettere - mi ha fatto notare che era un po' malridotto.
  Il che, sul momento, mi fece pensare a certi versi che composi per celebrare la laurea di un altro mio amico, che, però, non leggeva fumetti, ma i grandi classici greci e latini sulle pagine rosa della gazzetta. Facevano pressappoco così:

    Mentre mi sego seduto sul cesso
  questo sonetto ti scrivo in regalo
  e se lo trovi macchiato sì spesso
  è che me l'asciugo alla meno malo.

  Ora, invece, ripensandoci, penso a un'altra cosa.
Il mio amico (dico quello del fumetto) ha un problema. Il mio amico, come tanti in Italia, qualche anno fa ha fatto una scelta che cambierà l'intero corso della sua vita, rendendolo - e dico "rendendolo" - un paria, un mentecatto, un outsider, un precario, un immigrato, o, quantomeno, nel migliore dei casi, un insoddisfatto. Ancora ragazzetto, uscito dalle superiori (un classico, mannaggia a lui e della miseria buttana), gli hanno fatto una domanda: "ora che fai?". E lui, coglione, s'è messo le mani ai fianchi, col petto tutto di fuori e col sorrisetto di quello che non gli frega ha risposto: "lettere". E, nel bel paese là dove si suona, prendersi una laurea in lettere vuol dire bruciarsi. Ma di questo poi vi dico meglio un'altra volta, che è meglio.
  Ora, perché l'amico mio bello, poverino - assieme a tanti altri migliaia di migliaia - ha deciso di segarsi le gambe?
Sù con le ipotesi, signori! Non vi viene? Ne buttiamo giù alcune assieme, va:
  1. non sapeva che fare
  2. non ci piaceva la matematica
  3. non era portato per le cose pratiche
  4. ci piaceva il profondo contatto umano che sta dietro la istruzione
  5. ma a me mi piaceno i libbri!!!!1
  Per esperienza vi dico che i maschi che si iscrivono a lettere, solitamente, non vogliono insegnare, tranne quelli che si iscrivono a lettere classiche, perché sono froci e, come le femmine, c'hanno avuto l'imprinting col professore che gli ha riempito l'anima con Medea. Che poi a tutti questi froci del classico, che trovate a insegnare, ci piace a tutti Medea. Ma, siccome il mio amico non fa lettere classiche, per amore del dubbio, escludiamo l'insegnamento.
  Le ipotesi 1-3, invece, non è giusto scartarle per nessuno di quelli che, nell'intero corso di '900 e 2000, hanno scelto di fare gli umanisti. Siamo tutti degli stronzi un po' pigri :|
  Ma alcuni fanno lettere anche perché spinti dal loro amore viscerale per la lettura. "Oh, che bello! C'è ancora una speranza! La passione!" dirà qualcuno. Io - mettiamo subito le cose in chiaro - ci rispondo:
SUCA
  Il male sta proprio qui: nella passione. Questi poveretti che ci piace leggere c'hanno dei genitori più poveretti di loro. Questi genitori, che leggevano e ora un po' si sono rotti ma qualche cazzata la leggono comunque, questi genitori, dicevo, a questi figliuoli se li adescavano tutti. Quando che il piccolo già qualche cosa la capiva, ci facevano:
"Hey, guy, wanna some story? hey, hey, do a story! I've good one! C'mon, take a book!"
  Il bambino, veramente, all'inizio un po' si seccava un po'. Allora sti stronzetti che facevano? Gli allungavano il latte. Poi gli facevano:
"Benvenuto nell'AIDS" :-*
  Allora, al primo natale-pasqua-compleanno che c'è, gli fanno bello regalo e il coglioncello si scarta un bel siringone. Tutto contento si sguarda ai suoi e quelli, col coro di amici d'infanzia e colleghi, gli fanno:
"Questa è magica. Ogni volta che te la inietti, lei si riempie di nuovo, così poi tu puoi iniettartela un'altra volta, bimbo mio, e dentro trovarci nuove storie più belle. Trattala bella, è maggicaaaa"
  Ed ecco spiegato perché il mio amico mi ha cacato il cazzo.
  Ma io mi chiedo a me e mi chiedo a voi:
Ma a questo punto non era meglio drogarsi giusti?
   Che almeno la droga la scegli tu e poi, dipende quale, ma tutti questi grandi effetti collaterali non è che si vedono subito. C'è quella che ti rilassa quando sei stressa per l'"ora labora!", quella che ti rimette l'anima in corpo quando sei stanco per il "troppa labora", ma a me mi pare difficile che uno colla droga si mette nelle mille messe di lauretta-laurona-abilitazione-concorso-bellapresanza-insegnamento-stronzettiPiccoletti-stronzoniGenitoni-ruolo/non ruolo e rimpianto di arruolo. 
  Quindi:





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